Il forno solare “Gitana” alla Biennale di Architettura 2023

Venezia, Isola di San Servolo. Dopo tanti progetti in Africa ricevere l’invito per la Biennale di Architettura è stata una gradita sorpresa. In una edizione, la diciottesima, che parla di futuro e di Africa siamo molto contenti di partecipare con l’ultimo forno solare a parabola realizzato. Sarà visibile presso il padiglione del Niger dal 20 maggio al 26 novembre 2023.

Gitana, questo il nome della cucina solare, può essere smontata e rimontata facilmente mantenendo la forma precisa della parabola. Proprio grazie a queste sue caratteristiche, utili a tutti i viaggiatori, abbiamo facilmente raggiunto l’isola di San Servolo in vaporetto per l’allestimento.

L’isola ospita infatti il padiglione del Niger intitolato “Archifusion“, ideato come fusione fra artisti europei e architetture nigerine. Alle pareti le immagini di edifici del paese africano, messe a disposizione dal commissario del ministero, sulle quali trenta artisti hanno inserito delle decorazioni digitali fondendo la loro arte con quella del paese. Ma la fusione continua con gli elementi fondamentali delle costruzioni: i mattoni. Sono in mostra varie tipologie di mattonelle, che hanno fatto la storia dell’edilizia nel mondo. A queste è stata aggiunta una nuova forma trapezoidale con la quale si possono costruire sia muri curvi sia muri dritti: basta ruotare il mattone. Una bella pensata di un architetto locale che ha progettato e poi fatto realizzare ad un fabbro la cassa matrice per produrre i mattoni in terra.

Oltre a dar spazio alla mostra, l’isola di San Servolo, conosciuta per essere stata il manicomio di Venezia, è oggi un giardino con alcuni edifici destinati a Museo del Manicomio e altri utilizzati dall’Università Internazionale e dall’Accademia delle Belle Arti per attività di formazione. Ci si trova sempre a Venezia, ma non sembra, vista l’oasi di pace e di verde.

L’invito a portare una cucina solare al padiglione del Niger è arrivato per vie imprevedibili grazie al curatore Boris Brollo. Una domenica mattina ha notato la cucina solare utilizzata dallo chef Alberto Fol presso la Terrazza Danieli.

Vari gli interventi all’inaugurazione, fra questi:
Dr. Ibrahim Souleymane – Commissario del padiglione della Repubblica del Niger;
Andrea Tomaello – Vice Sindaco Comune di Venezia;
Boris Brollo – Curatore;
Riccardo Pes – Violoncellista;
Ottorino Saccon – Cucinare con il sole.

Informazioni per la visita
Il progetto fa parte dei padiglioni collaterali della biennale architettura ed è visitabile da sabato 20 maggio a sabato 25 novembre 2023. L’ingresso è gratuito, chiaramente dovrete arrivare in vaporetto all’isola.

Giorni e orari di apertura

Giovedì, venerdì, sabato dalle 11:00 alle 17:00

Buon sole e buona estate a tutti!

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La storia di cucinare con il sole sul magazine “sala e cucina”

Ottorino Saccon monta il forno solare a parabola sulla terrazza dell'Hotel Danieli
Ottorino alla prese con il montaggio della parabola della cucina solare presso il Terrazzo Danieli a Venezia. Ah, quello alle spalle è un falconiere che aiuta a tenere lontani i gabbiani per la pace degli avventori.

Sul magazine sala e cucina è uscita l’intervista del giornalista Bruno Damini che ha raccontato la nostra storia. Un’occasione per avere un altro sguardo sulle attività svolte in tutti questi anni: cucine solari a parabola, progetti nelle missioni, scuole alberghiere, ristoratori sensibili come Alberto Fol del Terrazza Danieli di Venezia e Pierchristian Zanotto del Parco Gambrinus di San Polo di Piave. Grazie quindi a Bruno, un buon modo di iniziare la primavera in attesa delle prossime iniziative in serbo per questo 2023… quindi, restate sintonizzati!

https://www.salaecucina.it/it-it/cucinare-con-il-sole.aspx

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Esperimenti e risparmi in provincia di Grosseto

Oggi pubblichiamo una delle mail che riceviamo dalle persone che utilizzano la cucina solare e che condividono l’entusiasmo del fare “in un altro modo”. Questa volta oltre alle classiche cotture Fiorenza dalla provincia di Grosseto sperimenta anche la “cottura a forno” per il pane al farro e segale con pasta madre. Grazie a tutti dei vostri messaggi e telefonate.

Buongiorno Signor Saccon,

Spero di farle piacere se le mando un po’ di foto del pane fatto con la cucina solare.
Intanto da quando ho questa cucina non passa giorno che non la usi a parte quando piove.
Dopo aver cucinato di tutto rimaneva da fare il pane non senza qualche timore visto che all’inizio ho bruciato un po’ di biscotti e torte prima di imparare.
Il pane fatto ieri è stato un successo come vede dalle foto. Ho comunque usato due teglie, una grande esterna è una più piccola con il pane interna, e inoltre sotto la teglia interna ho messo una piastra spargifiamma di ghisa per evitare bruciature. Sopra al tutto ho messo una lastra di rame a mo di coperchio . Ho pensato che con tutto questo equipaggiamento non si sarebbe cotto un bel niente e invece dopo un’ora e un quarto ho finalmente sfornato il mio pane.
Certo ci sono stata attenta girandolo, cambiando posizione diverse volte. Cucinare con il sole non è come mettere in forno impostare la temperatura e il timer da cottura. Ci vuole dedizione ma si riescono a fare cose sorprendenti.
Il pane che vede è di farro e segale fatto con pasta madre e il peso finale è di 2 kg.
Oltre al pane cuocio ogni giorno riso integrale in 30 minuti.
Infine il mese scorso la mia bolletta del gas era inferiore di 40 euro rispetto a sempre. Non è poco.

Spero che sempre più persone si avvicinino a questo metodo rivoluzionario.
Le auguro una buona giornata e alla prossima ricetta!
Cordiali saluti,
Fiorenza

ps. Infine, sarà che in Toscana il sole è implacabile ma non uso mai pentole nere perché non ce n’è bisogno. Tutte pentole normali di acciaio. Appena metto una pentola sul “fuoco” dopo un po’ di minuti e molto prima del gas comincia già a fare le classiche bollicine di pre-bollitura. Nel nord Italia il sole è più moderato e probabilmente le cose sono un po’ diverse.

Mi viene da ridere perché quando vengono i postini o i corrieri si fermano a guardare questa parabolica con una faccia così strana ma non hanno il coraggio di chiedere che cos’è. La situazione è così comica…

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L’orzotto al silene cucinato con il sole dagli allievi dell’alberghiero Beltrame di Vittorio Veneto

Orzotto con il sole cucinato dagli allievi della scuola Beltrame
L’attesa distribuzione dell’orzotto al silene

Da cosa nasce cosa dice il detto. E questa volta per far nascere una collaborazione con l’istituto alberghiero Beltrame di Vittorio Veneto, che ha sede a pochi chilometri dal nostro laboratorio, siamo passati per… Venezia.

Infatti, proprio grazie allo chef Alberto Fol del Ristorante Terrazza Danieli di Venezia, dove lo scorso anno abbiamo consegnato una cucina solare, abbiamo incontrato i prof. di cucina Giuseppe, Tullio e Roberta dell’istituto Beltrame di Vittorio Veneto. Un incontro fruttuoso, come lo sono gli incontri con persone aperte al confronto e che hanno valori comuni.

Ecco allora che da tale incontro, una due giorni con gli allievi dell’istituto Beltrame, un modo per mostrare come sia possibile realizzare un piatto solo con la potenza del sole.
Dopo una giornata passata presso la scuola alberghiera dal nostro Ottorino, la seconda occasione è stata la manifestazione “la città e il fiore” che ha visto domenica 9 aprile 2022 in piazza del Popolo a Vittorio Veneto lo stand dell’istituto alberghiero.
Qui la scuola ha rincontrato la città con la propria offerta formativa e i prodotti cucinati e offerti alla persone. Oltre ai piatti preparati con cura dagli allievi, a destare la curiosità dei passanti hanno contribuito anche le due cucine solari presenti. Su una bolliva il brodo e sull’altra, in più tornate, gli allievi aspiranti cuochi hanno cucinato con il sole un buonissimo orzotto di stagione, un orzotto al silene o “sciopetin” o ancora “riso coe zimoe”.
Gli assaggi sono andati a ruba e presto le pentole si sono svuotate facendo apprezzare la bontà della preparazione in una splendida mattina sia per il tempo sia per gli incontri.
Ringraziamo ancora la scuola e la dirigente Cavallini per aver creduto nel progetto e buona primavera a tutti!

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La cucina solare della famiglia Zanoni

Cucina solare famiglia Zanoni
Martina Bottega con i figli Ignazio (a sinistra) e Alvaro (a destra) alle prese con la cucina solare

Direttamente dal periodico “Il Quindicinale” pubblichiamo l’articolo che racconta l’incontro della famiglia Zanoni con la cucina solare.

L’idea è antica. E semplice.
E loro ci provano.
A cucinare col sole.
Economico e naturale
MORIAGO DELLA BATTAGLIA. Una struttura metallica che pare un grande specchio a parabola, con delle ruote che ne permettono il movimento e un supporto per vari contenitori. Chi la vede per la prima volta fatica a credere quando gli viene spiegato che si tratta a tutti gli effetti di una cucina. Eppure, per quanto poco conosciuto, questo particolare tipo di forno solare funziona e c’è chi lo utilizza quasi ogni giorno per preparare dei veri e propri manicaretti.

Alvaro Zanoni, di Moriago della Battaglia, ci racconta la storia e il funzionamento dell’apparecchiatura, con tanto di foto che testimoniano i diversi piatti che la madre Martina Bottega, con grande ingegno, è riuscita a cucinare negli anni. “Si tratta di una parabola di fogli di alluminio su una struttura metallica che grazie ad un gioco di specchi e lenti fa sì che i raggi di colpiscano il centro, dove viene posizionato il contenitore”, spiega con entusiasmo Alvaro. E continua: “E’ come se fosse un girasole perché grazie alle ruote è possibile cambiare la posizione ogni venti minuti e orientare la parabola affinché i raggi arrivino sempre perpendicolari”.

Prima di spiegarci perché utilizzare e tenere una cucina solare nel terrazzo di casa non dovrebbe essere considerato così strano, Alvaro, che ci confida di essere appassionato di tecnologia, racconta la storia e il motivo per il quale la cucina è stata inventata: “Ho scoperto il sito di Ottorino Saccon, un signore di Susegana al quale poi ci siamo anche rivolti per l’acquisto. Lui, che nella vita fa tutt’altro, ha avuto l’idea della cucina solare a scopo benefico, per introdurre questo metodo nei paesi del Terzo Mondo, dove talvolta non ci sono gas ed elettricità per scaldare i cibi. Ad esempio, grazie al semplice utilizzo dei raggi del sole, è anche possibile far bollire l’acqua che in determinate zone non è sempre pulita, sterilizzandola e rendendola così potabile”.

Ma l’acquisto della cucina, il cui prezzo si attesta attorno ai 300€, ha cambiato le abitudini e il modo di preparare i pasti (e non solo) anche nella famiglia Zanoni. I proventi delle vendite dell’apparecchiatura sono, inoltre, destinati a progetti di costruzione di cucine solari nei paesi del sud del mondo, realizzati dall’associazione Volontari Insieme. “Abbiamo la fortuna di avere un grande terrazzo dietro casa in una posizione soleggiata – continua Alvaro – La struttura funziona se ben esposta al sole. All’inizio la usavamo solo per scaldare l’acqua per i cibi, ma poi mia mamma, che è molto ingegnosa, ha scoperto anche un metodo per preparare il caffè, i sughi, scaldare la carne e tanti altri piatti. È importante che le pentole siano nere, così assorbono il calore al posto di rifletterlo. Noi le abbiamo verniciate con delle bombolette”. Nonostante per far bollire l’acqua siano necessari cinque minuti in più, Alvaro spiega che le sue aspettative sono state decisamente superate: “Non ne facciamo solo un uso alimentare: scaldiamo l’acqua anche per pulire i pavimenti, i vetri delle finestre e persino per lavare la macchina. In questo modo risparmiamo sui detersivi perché l’acqua è bollente e quindi possiamo usare meno prodotti”.

Il risparmio di cui parla Alvaro, però, riguarda anche altri fronti, in particolare quello economico e quello relativo invece ad una scelta etica. “Praticamente quest’estate non abbiamo quasi mai acceso il gas, risparmiando molto sulla bolletta. Infatti, dopo l’acquisto, abbiamo abbattuto il costo dei 300€ in circa sei mesi. Un altro vantaggio è dato dal fatto che non si scalda inutilmente dentro casa e così non si creano vapori e si abbassa il rischio di formare muffa”, continua Alvaro. L’argomento più forte, però, è senza dubbio quello che riguarda l’attenzione verso l’ambiente e l’utilizzo di un’energia da fonte rinnovabile: i raggi del sole. “La curiosità che ci ha spinto a provare questa apparecchiatura è stata sicuramente alimentata anche dalla nostra sensibilità verso la questione ambientale. Non viene utilizzata energia fossile e questo fa la differenza. Poi l’altro aspetto etico è quello relativo ai progetti nei paesi poveri, dove grazie ai proventi delle vendite viene anche insegnato come costruire la cucina”.

Un metodo, quello di cucinare solo grazie ai raggi del sole, che sembra riportarci nel passato, ad una semplicità alla quale ci stiamo sempre più disabituando, ma al tempo stesso attuale nel suo proposito di sostenibilità. “Mi rendo conto che dalla tecnologia derivino numerosi vantaggi, tutto è fatto per essere veloce e per farci guadagnare sempre più tempo libero. Ma poi spesso sprechiamo questo tempo inutilmente, magari perdendoci dentro lo smartphone – riflette Alvaro – In estate mentre attendo che l’acqua bolla, mi metto lì accanto, magari prendo il sole”. Di fatto i requisiti per possedere una cucina solare sono disporre di uno spazio esposto al sole, magari un bel giardino o un terrazzo, e lasciarsi trasportare dalla curiosità per una tecnica piuttosto originale e dai numerosi vantaggi. “In città è probabilmente più complicato perché gli spazi sono ridotti, ma se penso a Moriago e alle nostre belle zone di campagna credo che siamo fortunati. Inoltre esistono parabole di svariate misure”, aggiunge Alvaro. E conclude: “Ogni volta che vengono ospiti e amici a casa rimangono a bocca aperta. In fin dei conti è una struttura semplice, una serie di ferri saldati insieme. Credo sia un peccato che siano in pochi a conoscerla, dovrebbe essere più utilizzata!”. Sara Saccon

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Ultima invenzione: Homo Bono, l’energia del sole con le ruote

Da qualche tempo ragioniamo su un nuovo manufatto che possa immagazzinare l’energia del sole e ci aiuti nelle faccende quotidiane.

Questa volta si tratta di sfruttare il sole con un pannello fotovoltaico per produrre energia e immagazzinarla in una batteria in modo da renderla disponibile anche quando il sole non c’è. Una struttura utile dove manca la corrente e dotata di ruote, per essere spostata nel punto in cui serve.

Da questi pensieri è nato Homo Bono, una stazione fotovoltaica mobile multifunzionale che permette di:

  • Ricaricare smartphone e tablet grazie alle porte USB
  • Illuminare per molte ore una zona non servita da corrente elettrica
  • Alimentare un televisore, un ventilatore a 12V o una cassa bluetooth
  • Appoggiare, appendere
  • Portare tutto ciò dove serve
Il prototipo in legno di Homo Bono stazione fotovoltaica mobile

Si tratta di un progetto semplice, non è certo l’invenzione del secolo, ma man mano che lo sperimentiamo abbiamo visto i benefici del suo utilizzo.

Oltre al laboratorio, la sperimentazione è stata condotta l’estate scorsa al rifugio Bosconero sulle dolomiti dove l’amico Davide si è fatto carico, è proprio il caso di dirlo, di portare una prima versione di Homo Bono presentandolo successivamente al convegno “BioEnergia & Sostenibilità nei Rifugi Alpini delle Dolomiti”.

Homo bono nelle slide del convegno

Vi invitiamo a contattarci per immaginare altri impieghi di Homo Bono.
Il progetto è in evoluzione.

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Cucine, maiali e galline. Dall’ascolto un nuovo progetto in rete (Senegal 2018).

Quante volte abbiamo letto e sentito di progetti in Africa che sono naufragati?
Una storia illuminante è quella raccontata da Ernesto Sirolli, cooperante che insegnava la coltivazione dei pomodori nello Zambia meridionale.
<< Nello Zambia tutto cresce rigoglioso, avevamo dei pomodori favolosi e dicevamo che l’agricoltura era facile. Quando i nostri pomodori erano belli, rossi e maturi, all’improvviso dal fiume erano usciti duecento ippopotami che se li erano mangiati tutti. Vedendo il nostro stupore, gli zambiani ci avevano detto: “E’ per questo che qui non si coltiva niente”. E noi: “Perché non ce l’avete detto?”. Risposta: “Non ce l’avete chiesto”.>>

L’aneddoto ci ricorda che per fare volontariato serve stare zitti ed ascoltare, osservare con umiltà per cambiare punto di vista ed entrare nella mentalità delle persone con cui si lavora.

Con questo spirito dal 25 aprile al 10 maggio 2018 siamo tornati in Senegal per il progetto delle cucine solari, ma questo è stato solo l’inizio, il motivo per incontrare ed ascoltare le persone da cui è nato qualcosa di nuovo.

Ospiti presso la Caritas di Thies, cittadina 80 Km a est di Dakar, muovevamo verso i villaggi della diocesi dove vivono le famiglie che utilizzano le cucine solari del progetto.

Si tratta di villaggi semplici, case di mattoni e lamiera come tetto, oppure costruzioni di terra con tetti in legno ricoperti da foglie di palma.
Qualche pista di terra rossa per arrivare e poi sabbia e savana intorno da cui emergono qua e la bellissimi baobab. Una zona secca del Senegal, sopratutto ora, prima della stagione delle piogge.

Lo scopo iniziale era rendere 20 cucine solari più stabili e rinforzarne la struttura per proteggere la parabola che concentra i raggi solari e permette la cottura dei cibi. In una regione ventosa come quella di Thies l’azione del vento può causare dei ribaltamenti della cucina solare e ammaccare la parabola. La modifica apportata permette di mantenere l’efficacia della cottura.

Il nostro gruppo era composto da Filomena, l’interprete dalla lingua Wolof all’italiano, Ernest e Martin della Caritas che hanno i contatti con le famiglie, Ottorino e Fiorello.

La visita alle famiglie per “l’aggiornamento” della cucina solare avveniva senza fretta. Seduti all’ombra di un albero abbiamo così potuto chiedere come fosse usata la cucina e approfondire la conoscenza delle persone. Anche pranzare assieme, come nell’usanza senegalese tutti dallo stesso piatto, era un momento per condividere. Chiedevamo quali fossero i sogni, i bisogni, le idee per poter sviluppare una piccola attività, cosa potrebbe funzionare in Senegal, in cosa vorrebbero impegnarsi e ragionavamo assieme rispetto a come realizzare il tutto.

Così ci siamo ritrovati a parlare di allevamenti di maiali e galline, un’attività presente nei sogni di molti abitanti.

La conferma di questa via ci era stata data da Abbé Epifanio, parroco pieno di umanità della parrocchia di Lalan e guida morale della Caritas. Con lui Ottorino aveva preso accordi nell’ultimo viaggio per realizzare un nuovo progetto: la sistemazione di una “costruzione” parrocchiale e l’avvio ad un piccolo allevamento di polli. A distanza di qualche mese abbiamo potuto vedere i frutti dell’accordo: due edifici ristrutturati, quattro persone prima disoccupate che lavorano con dignità, 500 pulcini, l’orto lavorato che inizia a dare dei risultati. I pulcini crescono e il sistema funziona, questo potrebbe essere il propulsore di altri progetti reinvestendo il reddito ottenuto per creare altro lavoro.

Un altro buon esempio di impresa agricola che genera dignità nelle persone l’abbiamo trovano in quella guidata da un giovane: Jean Christophe. In poco tempo ha creato una fattoria moderna con galline ovaiole, maiali, oche “da guardia”, cani di razza, pecore e faraone, piante da frutto selezionate e un orto concimato con gli escrementi degli animali. Un luogo dinamico con vari progetti di ampliamento capace di produrre migliaia di uova al giorno e dove lavorano diversi giovani del villaggio compartecipando agli utili. Un esempio per tutti di cosa si possa fare con volontà e passione. Ma non sono, Jean Christophe è un persona sensibile e di ampie vedute che tiene molto allo sviluppo del Senegal. Riconoscendo l’obiettivo comune ci ha prestato particolare attenzione fra i suoi mille impegni dicendo: “se voi venite da così lontano per aiutare la nostra gente anch’io voglio darvi una mano perché ho ricevuto molto dalla vita e quindi sono a vostra disposizione, tutti vogliamo che i figli di questa terra restino qui“.

Passando da un villaggio all’altro abbiamo raccolto informazioni, idee e sorrisi, visto come erano tenuti gli animali nei cortili, osservato come fossero curate alcune aie, conosciuto persone e constatato insieme al gruppo di lavoro come quello di Mont-Rolland fosse il villaggio più pronto per avviare un nuovo progetto.

Così, unendo i puntini ci siamo impegnati per avviare un piccolo allevamento di maiali con un gruppo di donne della Caritas del piccolo villaggio.

Queste prepareranno la porcilaia e saranno ospitate dall’azienda agricola di Jean Christophe per imparare a gestire i maiali. Il suo allevamento è infatti quello che più ci ha colpito per la pulizia e l’organizzazione. In seguito sempre Jean Christophe offrirà delle scrofe per avviare l’allevamento. La nostra interprete farà dei controlli periodici per riferirci come proseguono le attività fino al prossimo viaggio. Abbé Epifanio sarà la guida morale dell’iniziativa.

Potremmo raccontare di tante altre piccole attività svolte perché sono state giornate molto ricche, ma quello a cui teniamo è stato l’approccio differente nell’essere volontari. Quando siamo partiti non sapevamo sarebbe nato un allevamento di maiali. A partire dall’ascolto, senza forzare, ci siamo posti come dei volontari che hanno la visione di chi fa impresa, facilitando ciò che era già nelle intenzioni delle persone e che può generare la dignità di un lavoro in loco.

Una “formula” nuova che si può riassumere così: “se vuoi fare qualcosa PER qualcuno, fai qualcosa CON qualcuno“.

Ottorino e Fiorello

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La vita è il treno non la stazione (Paulo Coelho)

Anche questa volta il “treno” a dicembre 2017 ha girato in SENEGAL e precisamente a THIES, proseguendo poi nei villaggi intorno alla città.
In questa occasione gli scopi del nostro viandare erano molteplici. Le immagini illustrano gli incontri, l’ambiente con le varie attività e lo spirito di intraprendenza delle persone che si intravvede nelle azioni che giornalmente mettono in atto.

La nostra visita presso le abitazioni, dove nel tempo sono state collocate le cucine solari, ha permesso di sostenerne l’uso che sta progredendo anche con il supporto degli operatori CARITAS di THIES. L’uso delle cucine è una buona soluzione che elimina la fatica della cerca della legna, favorisce il risparmio di denaro e la salubrità dell’ambiente.

Ci sono poi state le visite a diverse iniziative che la CARITAS locale ha messo in atto. Un esempio sono i grandi orti in cui ciascuna famiglia partecipa alla coltivazione dell’appezzamento assegnato e da poi una parte del raccolto ad un fondo comune. Questi grandi orti dispongono di un pozzo da dove l’acqua viene pescata (per ora con l’energia fornita da un motore diesel) e mandata ad un serbatoio che sta in alto; da qui arriva per caduta alle vasche che alimentano i vari appezzamenti.

Nei vari incontri con persone che si danno da fare è significativa l’INTRAPRENDENZA di un giovane che in un villaggio, ad una decina di km da THIES, ha dato vita ad un allevamento di polli (qualche migliaio) e maiali di varie razze nonché alla coltivazione di papaia di qualità.
È una persona orfana che, avendo avuto come papà i sacerdoti della sua parrocchia, dice di aver ricevuto molto e da 3 anni sta mettendo in pratica quanto imparato.
Vuole altresì mettere a frutto con altri gli insegnamenti che ha ricevuto, avviando nuove attività imprenditoriali. Noi di AVI onlus e KARIBU onlus con lui e 4 persone delegate dalla parrocchia senegalese di LALAN ci siamo attivati per compartecipare alla creazione di un pollaio di 1000 galline.

Crediamo sia questa la strada più opportuna da percorrere affinché si crei dignità (che ciascuno abbia qualcosa di valore da raccontare) di vita nei luoghi dove ciascuno è stato chiamato alla vita.
Il lavoro appunto ed un adeguato reddito ne sono il presupposto essenziale.

Ottorino e Galdino

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In ascolto del Senegal, novembre 2016

In questo passaggio a THIES, in collaborazione con la Caritas locale impegnata presso i villaggi rurali, lo scopo di noi volontari AVI Onlus di Montebelluna (TV) era accompagnare le cucine solari e testare qualche piccolo impianto fotovoltaico per far arrivare un po’ di luce, intanto, in qualche capanna.

Ci si è resi conto che andare a verificare lo stato dell’uso delle cucine solari precedentemente consegnate sarebbe stato di primaria importanza.

Con gli operatori Caritas sono state dedicate delle giornate intere, in più villaggi, a cuocere e pranzare  insieme ai locali.

Dopo il pasto ci sedevamo ad ascoltare i pensieri delle persone rispetto all’uso delle cucine. Il dialogo ha aiutato a comprendere alcuni aspetti dell’uso e a superare alcune difficoltà.

Altro aspetto, avere la luce elettrica in casa è un miraggio in molte parti del mondo.
Anche tra le capanne che abbiamo visitato è così e in alcune zone, anche se è disponibile la corrente elettrica, per molti resta una spesa inaccessibile.

A questo bisogno abbiamo cercato di rispondere installando un piccolo impianto con due pannelli fotovoltaici e quanto correlato. Così ora quattro capanne possono avere diverse ore di luce la sera, compresa una lampada esterna: la luce, cambia la vita!

La mamma ci diceva con gioia: “ora quattro figli la sera possono studiare sopra lo stesso letto”. Chissà quanti di questi piccoli impianti si potrebbero realizzare.

Il treno nel video trasporta i fosfati di Thies per la produzione di concimi da utilizzare in agricoltura. I fosfati sono estratti da varie cave e partono subito in treno fino al porto di Dakar da dove prendono il largo verso il nostro mondo. Molte risorse mal pagate partono in questo modo, privando l’Africa di beni e lasciano agli africani pochi denari insufficienti per una vita dignitosa.

La speranza, portata dalle cucine solari, dalla luce generata dal fotovoltaico, magari da un  “treno di ritorno” è il segno che il tempo non passa invano, che realizzare l’equilibrio è cosa che si può fare, anzi che si fa.

Volontari AVI onlus di Montebelluna (TV)

Ottorino e Galdino

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Viaggio tra Zambia e Malawi ad agosto e settembre 2016.

img_0570L480px-zambia-malawi‘esperienza della prima volta in Malawi e Zambia, mi conferma quanto sia necessario adottare un approccio articolato quando si sceglie di intervenire per favorire lo sviluppo di paesi in difficoltà.

Sappiamo già e ho avuto modo di verificarlo, quanto lo Zambia, come tanti altri stati africani, sia un luogo dove si può contare sulla pioggia solo per pochi mesi all’anno. Con il contributo dell’associazione Avi di Montebelluna e in compagnia di Diego Sperandio e Don Walter Gatti, parroco di Bocca di Strada e Santa Maria di Piave, abbiamo sperimentato un piccolo aiuto per fermare la desertificazione: non tagliare più alberi per cuocere favorendo l’uso della cucina solare.

Sono state collocate delle cucine in centri dove c’è maggiore passaggio di persone, perché vicini a luoghi frequentati.

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Staremo a vedere quali saranno gli sviluppi di questa nuova proposta, che va sempre accompagnata prima con la formazione e poi con la verifica dell’utilizzo da parte delle persone. Questa volta ci sarà anche la supervisione dei due religiosi Comboniani P. Luigi Casagrande e fratel Francisco, agronomo della missione di Chicowa/Cipata.

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Da tempo abbiamo notato come sia importante intervenire sul medesimo luogo con proposte collegate, in modo articolato.

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A questo proposito ho avuto modo di osservare con piacere quanto il portoghese fratel Francisco ha sviluppato presso un terreno della missione.

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Un pozzo, delle serre e un campo attiguo adibito ad orto e a coltivazione di fagioli e mais. Il tutto debitamente bagnato con l’acqua del pozzo… che, come si vede nella foto, è in manutenzione.

manutenzione pozzo

La combinazione di acqua, serre e campo irrigato ne fa una visione di verde che risalta ancor di più rispetto al colore marrone circostante.

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Certo, li aspettano aiuti per un impianto fotovoltaico per pescare l’acqua con l’energia del sole e collocare altre serre. Per ora sono arrivate le cucine a completare il ciclo e a cuocere il cibo.

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Le foto documentano quanto si è visto è fatto,
un caro saluto,
Ottorino Saccon.

ps. altre foto si possono vedere nella galleria del settimanale diocesano l’Azione.

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