SENEGAL novembre 2013

STORIE MINORI agli amici più giovani

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Sì, storie minori raccolte nel “viandare” lungo il reticolo di piste sabbiose che collegano abitazioni, gente attiva per il cibo, umili animali da traino, bambini che colgono le sfide della giornata.

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Si sa che studiare la geografia è utilissimo per conoscere un luogo e comprendere dove siamo, ma lo sono pure le piccole storie e le immagini che si possono raccogliere fermandosi nel luogo, sostando a osservare… per poi raccontare.

Raccontare di CIBO, CUCINE SOLARI e di CARRUCOLE.

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A Sessene, una quindicina di Km dalla città di THIES, assembliamo insieme agli abitanti la prima cucina solare. Subito dopo, all’ombra di un materno baobab, è straordinario veder cuocere col sole 2,5 Kg di riso, quello piccolo piccolo, che arriva dalla lontana Thailandia.

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Attorno al comune piattone poi, 15 persone, sapendo che ognuno ha diritto alla sua porzione, mangiano con gusto quanto gli spetta.

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STORIA MINORE (?!!) e di quale portata, non certo su un piatto firmato ma su uno più nobile, quello dove inciso si legge: “appartengo alla medesima umanità”.

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Come quella donata da Serena, ragazza Svizzera in Senegal per due mesi di volontariato presso una scuola, raggiunta successivamente dalla mamma, mentre il papà e marito, Pastore evangelico, le attendeva a fine novembre; un’opportunità di scambio e di conoscenze e un aiuto con la lingua.

Che le immagini ci facciano buona compagnia!

CARRUCOLE, DONNE, BAMBINE, cosa vuol dire tutto questo?

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E si capisce che la grinta è la sua forza perché vuole vincere la sfida.

Tocca anche a loro pescare dal profondo di quel pozzo il tesoro dell’acqua usando una corda sfilacciata che solleva un simil secchio. Sono bambine di 7/8 anni nel cui volto leggi i segni dello sforzo, ma intravedi una mente decisa a vincere la sfida dei 20 metri.

Sono manine, braccia tese come archi e sguardi coinvolti anzitempo nella fatica… eppur basterebbero semplici carrucole che là ancora non sono arrivate. Vedremo il da farsi.

CIBO
Per il cibo anche l’orto in sacco potrebbe fare la sua parte.

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Per ora è stato solo sperimentato in quel della Carità di Thies; anche questo avrà un futuro se piacerà a Dio o se gli uomini lo vorranno. Allora la dieta sarà, oltre al solito riso, un po’ più umana.

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Il lavoro non manca, ce n’è eccome!
Grazie a Galdino Cagnin dell’associazione Karibu Onlus di Scorzè (VE) che mi ha aiutato e accompagnato nel viaggio.

Lunga vita anche a nuovi “viandanti”,

Ottorino
Volontario AVI Onlus di Montebelluna (TV)

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Viandanti in Kenya, agosto 2013

Agli amici più giovani.

Essere viandanti nel nord del KENYA questa volta ha significato, oltre che promuovere il forno solare, anche avviare nuove collaborazioni.

Con gli altri amici volontari ci siamo avvicinati a delle iniziative esistenti e, dopo aver visto e ascoltato, abbiamo deciso di sostenere alcuni di questi progetti: ad esempio…

Serre in Kenya
Ampliamento di serre in quel di Opiroi ad alcune ore da Maralal
Volontariato Kenya
Sporcarsi le mani insieme per costruire la casa della prossima sposa ha avvicinato le differenze.
Bambini pastori
Cosa di piú bello se non sostenere la scuola serale dei bambini? Solo la sera possono accedervi perchè di giorno fanno i pastori.
Spiegazione Forni solari
Iniziare all’uso dei forni solari perché le donne godano del benessere e il clima benefici dell’equilibrio.

Le avventure

Credo sia tipico dell’andare del viandante vedere luoghi, intrecciare relazioni che producano buoni frutti, sperimentare il clima… come la pioggia abbondante prima e durante il nostro viaggio da Nairobi che significa una benedizione per la terra africana e qualche inconveniente in più per noi Occidentali.

Avventure in Kenya col fango
Piantati su un fianco

Per intenderci, partiti da Nairobi alle sette del mattino siamo arrivati a Maralal il giorno seguente, alle 15, dopo un’avventura “simpatica”, si fa per dire, quando tutto é finito!
Solo dopo aver superato le difficoltà raccontiamo volentieri e ridendo del pulmino che spesso si è piantato nel fango della strada sterrata, inclinandosi su un fianco.
Oppure di quando scappava un bisognino nella boscaglia di notte. Allora cosa fai? Scendi dal pulmino, trovi un sasso e lo lanci verso un cespuglio per assicurarti che il luogo prescelto sia libero da qualche amico a quattro zampe o strisciante… pure loro in cerca di privacy!

Avventure in Kenya col fango
Infangati

In questo andare notturno, ne la tenacia dei due autisti locali, ne la collaborazione dei sette viandanti che tiravano la corda hanno potuto qualcosa sullo sterrato viscido; alle due della notte ci siamo arresi al fango e al mezzo piantato definitivamente in una buca e inclinato su un fianco, quasi a dire che come noi voleva dormire. Non rimaneva che attendere l’alba dormendo uno a ridosso dell’altro. Provvidenziale il passaggio di alcuni giovani che con il favore della luce ci hanno aiutato a liberare il mezzo dalla buca. Così alle 15 si era a Maralal, naturalmente dopo altri momenti di spintoni al mezzo e tiri di corda.

Vince chi la durrrra!
Ora comunque é tutto bello, da raccontare e documentare.

Cooperazione e km Zero

Dalle nostre parti si parla di orti, anche sui balconi, di cibo e simili a km zero ma anche in Kenya la gente non è stata con le mani in mano.

Vegetali crescono
Prodotti in Kenya

Dove é possibile raccogliere un po’ d’acqua piovana si fanno le serre che, come soffici palloni quasi sospesi da terra, custodiscono pazientemente i benefici del sole e il lavoro delle donne. Nascono opportunitá per una dieta varia e più salubre, per una economia e un lavoro in cooperazione. Cooperazione, buona parola per far nascere tante faccende.
Una faccenda é anche quella “casa” costruita insieme ai parenti della sposa, in quel di Opiroi, dove arrivi percorrendo una strada che ti rimarrà impressa nella memoria sballottato come fossi a cavallo di un puledro selvaggio. Chi del posto tutto conosce, ha reperito i materiali da costruzione come bastoni da piantare, intonaco da smaltare. L’intonaco si intende amalgamato coi piedi e le mani, composto di acqua, terra e di quel tenero “cemento” prodotto, pure quello a km zero, dalle vacche circostanti.
Certo il composto riusciva tanto meglio quanto piú era impastato dalle “betoniere” dalle pale bianche e nere a 5 dita.

Costruzione casa della sposa

E allora sposa bagnata, o meglio, casa cacata, sposa fortunata.

Ma fortunate, oltre alla sposa, sono state anche le altre donne e bambine del villaggio perchè sono arrivati i forni solari a parabola e la fatica per la cerca della legna sará loro alleviata.

Ne beneficerà l’ambiente, con ripercussioni positive che arriveranno anche fino a noi del nord del mondo cosí come arriva un tam-tam.

A Barsaloi, a Tum e ad Archer’s Post bisognerà ritornare e portare altri forni solari a parabola.

Scuola dei bambini pastori

Dal bagaglio dei ricordi, un’altra esperienza che abbiamo sostenuto è la “scuola dei bambini pastori”.
Sono bambini scelti dalla famiglia tra i figli piú svegli per condurre gli animali al pascolo, questa loro occupazione nega loro la scuola diurna.
Ma la voglia di capire, di riscatto, li fa camminare verso le “scuole della sera” alla luce di qualche lampada solare, sostenuti da una zuppa a mo’ di tenera polenta.

Controllo compiti con lampada solare
Il controllo dei compiti dei bambini pastori alla scuola serale eseguito con la lampada solare

La Scuola è stata avviata da una suora che aveva colto in questi bambini la scintilla che aspettava di diventare fiamma; col nostro sostegno lo diventerà sempre piú di anno in anno.

Chissá che questi pastori, scolari di notte, facciano nascere un po’ di invidia che porti anche dalle nostre parti in noi, nei nostri ragazzi, la voglia di intraprendere qualche esperienza notturna ad osservar le stelle, ad attendere l’alba, a scambiarsi emozioni, desideri… a scoprire il bello che sta dentro il silenzio fatto insieme.

Ottorino.

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La cucina parabolica del progetto “Manioca for Kimbondo”

Con piacere riceviamo e pubblichiamo i ringraziamenti di Stefano Giuliani, cooperante in Congo dell’associazione Oikos Onlus di Udine che grazie all’interessamento delle associazioni Help For Children di S. Vendemiano TV e Agape Onlus di Roma da qualche tempo utilizza la nostra cucina solare con soddisfazione.
Anche noi vogliamo ringraziare te Giuliano e le associazioni che collaborano per tutto quello che fate in Africa.

ParaboleSolariOikosOnlus
Stefano Giuliani a Kinta (R.D. Congo)

Oggetto: grazie per l’ottima cucina

Grazie Ottorino, come dice Paolo ” Sei un grande . . .”

Da anni lavoro con questi sistemi cercando di costruire paraboliche di diverso tipo ma sempre con i materiali che si trovano sul posto, possibilmente rifiuti. Ho lavorato soprattutto nel deserto brasiliano e nella savana del Congo dove ora mi trovo.
Puoi immaginare la mia meraviglia e ammirazione nel vedere la precisione e la leggerezza della tua parabolica. Per non parlare della semplicità.
Non ti annoierò con la descrizione delle pesanti paraboliche in ferro e lamiera zincata rivestite di pellicola di alluminio che ho costruito con grande fatica fino ad ora ma mi piacerebbe proporti di collaborare.
Nel centro di sperimentazione ed insegnamento delle tecnologie adattate al territorio che stiamo costruendo qui nella savana vorrei realizzare dei prototipi che impiegano le tue paraboliche molto efficenti. E’ vero che poi nella realtà i rendimenti sarebbero inferiori ma vorrei far vedere cosa si può ottenere diciamo “in teoria”.
Ora per esempio stiamo realizzando un supporto gnomonico per la parabolica che ci hai donato che ha le inclinazioni dovute per la latitudine e la stagione e il movimento automatico di inseguimento solare realizzato con una latta e una siringa. E’ un prototipo, ti farò sapere il risultato.
Tutte cose di cui sarà un piacere discutere insieme!

Grazie ancora dal campo, ti mando due foto.

Ringraziamento per la cucina solare
Ringraziamenti dal progetto “Manioca for Kimbondo”

Per maggiori informazioni sul progetto: Oikos Onlus di Udine e l’attività di Stefano Giuliani.

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Passaggio in Guinea Bissau 2013

DIARIO AFRICA 2013

AGLI AMICI PIÚ GIOVANI,

per riannodare il filo momentaneamente posato dopo la tappa in SudSudan,
giunga il mio pensiero post Guinea.

TRE FOTO che vogliono testimoniare
1) il lavoro condiviso con persone del posto;

2) l’abbondanza dei beni della terra;

3) il sorriso a conferma della  soluzione piú che buona;

Una lunga tavolata coronata da volti dai colori diversi, luminosi
taluni data la giovane età, solcati altri stante il prova e riprova
che la sfida, accolta per superare situazioni, ti lascia qualche segno
ma non ti fiacca, ecco intorno a questa tavola si é svolto il tempo
del pranzo.
In questo contesto, per piú giorni, pranzato presso la
Comunitá dei Giuseppini dove ha sede la Scuola Professionale di
Bissau. La reciproca curiosità ha permesso lo scambio e l’intreccio e
l’archivio si é arricchito.
Cristina proveniente dalla Sardegna, Riccardo da Mestre, Paola
da…., Matteo ed Eleonora da Cuneo, Fabio approdato dalla Spagna,
dopo un’esperienza universitaria, Arianna dal Nord Italia,
ed altri fermatisi solo alcuni giorni perchè la meta era un’altra.

Chi si interessava di INCUBATORE per arricchire il finale del
suo percorso universitario, chi svolgeva l’anno di VOLONTARIATO
CIVILE EUROPEO, coloro che si davano da fare con tenacia per mandare
avanti PROGETTI finanziati o da ONG o dalla COMUNITÁ EUROPEA, chi
progetta di stare in loco per qualche anno e poi rientrare per mettere
a disposizione dell’Italia le competenze maturate; chi invece a questo
proposito fará altre esperienze e poi si vedrá se rientrare o no, il
sottoscritto che raccontava dei suoi passaggi in vari paesi africani
dando opportunitá di costruzione e uso delle cucine solari.
Insomma uno scambio condito da reciproca curiosità che faceva
prolungare il tempo a tavola quando Paolina, robusta cuoca locale,
spreparava la tavola stessa con piglio deciso……voleva dire che era
tempo di alzare le chiappe.

LE CHIAPPE E LO SGUARDO lo aveva alzato, qualche settimana prima,
chi si era pagato l’aereo per andare a votare in Italia, esemplare
gesto…. FATTO DA CHI “SCHEI” IN TASCA NE HA POCHINI, POCHINI; certo la
situazione politica italiana era fra i discorsi e le domande
preoccupate dei piu giovani; e come dare loro torto? Poi l’ironia
anche su ció metteva il cappello.

Sorriso ironico pure, che sembrava dire BUONGIORNO AMICO, da parte
dell’agile nonchè attempato uomo, mentre si arrampicava con un
attrezzo simpatico sulla palma per prederne gli abbondanti frutti.
Sarebbero poi diventati olio di palma, nutriente e buon condimento di
riso ed altro; cosí la natura ancora ti stupisce, dice “sono qua
prendimi e condividi con altri”, ce n’e per tutti e ne avanza pure,
che bello!
Una foto, quest’uomo se la aspettava e il prossimo anno
l’avrà a testimonianza che lui l’agilità la conserva e che pure la
palma la vita di molti la vuole alimentare, gratis s’intende.

Il lavoro condiviso, pur con attrezzi talvolta di uso manuale,
sono il bello che un po’ ti fa sognare; anche con poco si puó
costruire una parte di attrezzatura, puó lavorare tanta gente…….e
mentre si lavora senti il canto di qualcuno che mentre muove le mani
anche il suo cuore sussulta; sa che il lavoro ha bisogno di lui e che
ricompensa lo aspetta.
Ma non si cantava anche noi fino a qualche tempo fa quando
arrivava il tempo del frumento e poi della vendemmia? Per fortuna c’è
ancora qualcuno che in giro per il mondo canta il lavoro, SI PUÓ FARE.
Ironia, il mondo si intreccia……proprio a suo tempo a Noncello in
quel di Pordenone nasceva una cooperativa tra uomini e donne in
difficoltá  e il motto era “SI PUÓ FARE” tradotto poi in un simpatico
e significativo film che porta lo stesso titolo (film ora in visione
a S. Lucia di Piave per interessamento del Centro Studi e Promozione
Sociale il filo d’Arianna e di Noi).

Non ho chiesto il suo nome, mi dispiace ma solo un po’, perché il
suo soddisfatto sorriso (ora evidente anche nella terza foto durante
l’uso della cucina solare),  supplisce alla mia mancanza, é come un
gran velo che ti avvolge, ti nutre e cosí il tuo volto solcato lo
senti come una benedizione.

CARI AMICI un caro e abbondante saluto, Ottorino…….e che le
palme continuino a doppiamente nutrirci.

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Sud Sudan 2013

Cari amici piú giovani,

avendo frequentato nel mese di gennaio 2013 il Sud Sudan ho incontrato volti infiniti di soli giovani dai capelli…..bianchi li devi solo immaginare, non ne vedi. Cosí mi viene spontaneo un linguaggio che esprime una visione……se la giovinezza è la caratteristica di chi vive un dato ambiente non rimane che raccontare visioni di futuro.

Il Sud Sudan, indipendente da luglio 2011, con i suoi 9.400.000 abitanti nella situazione di riprendere la vita già fin dai suoi piú elementari presupposti, è solcato dal Nilo Bianco.

É privo di infrastrutture, di mezzi per lavorare la terra, di cibo, che deve giungere dall’Uganda e dal Kenya……mancante di scuole e di chissá quanto altro. Non è però questa stesura che mi affascina…..é ben altro.

Ero lí per concorrere a dare opportunità a donne e bambine di riscattarsi dalla cerca della legna per cuocere e cosí che il clima, con gli alberi lasciati al loro posto, possa “respirare”. In questo concorso di riscatto mi sembrava di riscattare le nostre nonne, mamme che tribolavano pure loro con il fuoco, magari con la legna umida, per cucinare polenta, ancora come il giorno prima.

Me ne stavo ad assemblare concentratori solari, con la bella disponibilità delle suore di Don Bosco Missione di Gumbo appena fuori la capitale Juba, con l’aiuto di Dikson, lavoratore dal Kenya, mentre piú volte alzavo il viso ad ammirare lo snodarsi di alti alberi che vedevo a circa 2 km……..accompagnavano, facevano da padre e da madre, allo scorrere virile del Nilo Bianco che come la virulenza di una giovane vita, procedeva verso mete lontane, Khartoum e poi il mar Rosso.

Questa vista, per piú giorni, dentro a temperature giornaliere toste, mi distraeva, mi felicemente inquietava……tutt’intorno terra arida solcata talvolta da un vento dal procedere monotono, privo di possibilità di gioco, mancano gli alberi coi quali avvinghiarsi, provare la forza….

L’IMMAGINAZIONE allora mi dipingeva davanti, pannelli fotovoltaici ridenti, pompe per l’acqua desiderose di mettere in moto i loro muscoli, invasi accoglienti come braccia aperte di giovani donne che erano lì per donare vita a fecondi orti; ne risultava come un dipinto di colori, bianco dei cavoli, rosso dei pomodori, verde dell’insalata.

Talvolta LA DOMANDA di alcuni giovani: posso lavorare anch’io con te? Voglia di mettersi in gioco, non importa a fare cosa.

SETE di acqua che faccia bene…….questa era la richiesta che ogni mattina tanti lavoratori addetti all’ampliamento delle scuole della Missione facevano poichè vedevano che ogni giorno circa un ettolitro di acqua bolliva sopra i concentratori da 2 metri mentre su quelli da 143 cucinavano i fagioli………concentratori in attesa di essere portati alle famiglie e presso le scuole alla ripresa di marzo dopo le vacanze.

STEFANO, chi é costui? Parla trevigiano, inglese, arabo un pó…….sono contento di essere qui a Juba per un anno come educatore concorrendo a riscattare bambini handicappati da scovare dentro le baracche o le capanne; si me la godo, sono contento di fare questo.

Betty, giovane donna di origini Ugandesi, suora salesiana, che dopo l’università a Nairobi la partita se la gioca da attaccante presso la moltitudine di ragazzi che affollano la scuola della missione…..si gioca le vacanze a recuperare chi ha piú faticato durante l’anno…..certo non si fa mancare il “tocio” serale, e fa piú che bene, che se lo prende su con la polenta debitamente scolpita con le dita; dice che cosí il cibo ha un gusto superiore. Sarebbe da aprire qui da noi un ristorantino dove si mangia solo con le mani…. Magari esiste giá.

AL NORD c’é Wau, la seconda città del SudSudan dove ho incontrato, si la polverosa città ma quel che vale, ho incontrato MARIANNA..a suo tempo se la passava con simil bisturi, cioé con la scherma. Lei é di Conegliano ma come giovane donna per tempo immaginava in lungo ed in piccolissimo. Ora Marianna é comboniana e la partita a scherma se la gioca, ma con strumenti che si é costruita nel paziente tempo dello studio per diventare medico……il dispensario, la corsia dell’ospedale e la sala operatoria sono i luoghi della sua sfida…………. e la costanza dell’allenamento la fanno donna cercata ed apprezzata.

Mentre già in Sudan questi fatti osservavo mi sentivo sempre più legato alla mia Italia, a S. Lucia di Piave…..quante domande, quante considerazioni su casa nostra.

Penso sempre che non abbiamo la forza del Nilo, la costanza del sole, ma tante giovani donne e ragazzi si …….pur in un contesto Italiano ed europeo povero di risorse naturali rispetto ad altri continenti, ma ricchi di CONOSCENZE che aspettano giovani, come Betty, Stefano, Marianna ed altri, che si lancino nella mischia.

La MISCHIA, certo con un pó di casco e di ginocchiere magari bucate……la mischia è sempre la mischia, bello…….”ne ho prese ma ne ho anche date”. E si è pronti a tramutare l’IMMAGINAZIONE in realtá.

Che ne dite?

A voi tutti un caro saluto e che il Nilo lasci il suo limo, Ottorino.

Foto dal Sud Sudan:

1) La potenza della concentrazione dei raggi del sole

2) La salubre acqua da bere, bollita con il concentratore solare

3) Lo spettacolo del Nilo Bianco

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Un saluto, post Senegal, agli amici piú giovani.

Sono appena ritornato dal Senegal e mi é caro raccontare l’esperienza a voi amici coi quali sono entrato in dialogo. Questo in Senegal é stato il mio 25mo viaggio nei paesi africani quali Eritrea, Kenya, Guinea Bissau, Etiopia. Gli ultimi anni mi hanno visto lavorare come volontario con le cucine solari. Sono testimone di terre sempre più aride, prive di alberi, laddove fino a poco tempo fa c’era o foresta o boscaglia. Ho incontrato molti giovani con le “mani in mano” altri a fare lavori agricoli o artigianali con strumenti minimi, che da noi neanche i più vecchi hanno mai visto. Ho rivisto giovani, abitanti nelle capanne, studiare per dare esami all’università; una grande voglia di riscatto. Ne ho visti piangere alla nostra partenza perché coscienti che sarebbe terminato il tempo della formazione; altri cercare nelle discariche un po’ di metallo da vendere. Alcuni, pur arrivando dalle capanne, avevano la voglia di collaborare, stringere viti, assemblare calotte di cucine solari (esperienza fatta recentemente in Senegal in più villaggi); anche qui voglia di fare, di riscatto. Le donne, pure loro ho visto capire al volo come si assemblavano in serie 10 supporti di cucine, sono state un vero aiuto per risparmiare tempo. Il resto è stato dedicato a cucinare insieme per più giorni, riso, foglie di un certo albero, pesce. Alcune donne che erano rimaste escluse dall’avere una cucina si sono azzuffate. Anche questa volta per dieci giorni ho condiviso la cena presso una casa parrocchiale con giovani tedeschi e francesi. Gli uni erano in Senegal per curare un gemellaggio coi loro coetanei liceali mentre gli altri lavoravano ad altro progetto e dedicavano tempo a trasmettere conoscenze di informatica. Erano stati favoriti dalla scuola e dai loro genitori; certamente una bella esperienza. Invece altre tre ragazze della Germania erano per un anno di servizio volontario o presso centri educativi o presidi sanitari. Mi è capitato di vedere potenziali risorse della terra ed il pensiero è corso al lavoro che manca anche qui a tanti giovani come manca li. L’ultima pioggia è di un mese fa e fino a giugno non se ne parla più, certamente acqua ne deve essere caduta molta visto che vedevo ancora qualche pozza, pur calante, resistere al caldo dei 40 gradi; quanti posti di lavoro potrebbero nascere, anche con pochi soldi? Pale, carriole, un grande invaso da costruire, un telo sul fondo, qualche pannello fotovoltaico, una pompa, qualche serra e la crescita di legumi a go go.  E qui in Italia? Chissà quante ” pozze” ci sono da scoprire qui, da lavorarci intorno con creatività e costanza; chissà quanti posti di lavoro nuovi, quanti frutti anche per qui. Delle immagini che per ora non ho disponibili aiuterebbero a rendere più leggero questo testo e nel contempo più brioso per i colori, i volti, il paesaggio. A tutti un caro saluto e se vi sembra di esprimere qualcosa lo leggeró con grande piacere, Ottorino.

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2012, DIARIO DI UN PERCORSO IN AFRICA: formazione.

Formazione su Ambiente , Deforestazione , Salute

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Formazione su Energie Alternative

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Assemblaggio delle cucine solari

1 (2)

1 (3)

1 (4)

Formazione su come utilizzare le cucine solari

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Prove di cottura di vari cibi

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Pulizia della cucina solare

1 (7)

Situazione sull’uso dell’acqua di un pozzo presso orti comunitari

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Prelievo manuale dell’acqua.

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Bambine dedite al faticoso trasporto dell’acqua dal pozzo agli orti; per alleviare la fatica tra un pò verrà attivata una pompa azionata con della corrente dei pannelli fotovoltaici.

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IN SENEGAL – Formazione di un artigiano per la costruzione e l’assemblaggio di cucine solari

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Passaggio di conoscenza

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Patto di consegna

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Verifica della cottura del riso

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Cottura dei fagioli

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2011, DIARIO DI UN PERCORSO IN AFRICA: prove di soluzioni.

LA NATURA É BELLA

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LA DEFORESTAZIONE TALVOLTA COME NECESSITÀ

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Commercio spicciolo di legna per sopravvivere.

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Commercio spicciolo di legna per sopravvivere con l’aiuto degli asini)

 

LA RIFORESTAZIONE COME URGENTE NECESSITÁ

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Plantumazione di piantine da frutto e da ombra.

 

CUCINE SOLARI COME RISPOSTA

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consegna di una cucina a chi ha piantato alberi

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si porta a casa, come un trofeo, la cucina solare….che
farà cambiare le fatiche alla donna e riguadagnare salute all’ambiente.

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osservazione meravigliata della cottura di patate

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utilizzo in serie di grandi cucine per comunitá

 

CUCINE SOLARI E OPPORTUNITÀ DI LAVORO IN AFRICA
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preparazione dei materiali per il supporto cucine

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prove dei supporti ultimati

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assemblaggio della calotta riflettente

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formazione sull’utilità e sull’uso della cucina stessa

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cottura della polenta

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spiegazione sull’utilità e sull’uso della cucina a studenti di una delle tante classi incontrate

UNA PRIMA SERIE, FRUTTO DEL LAVORO DEI LOCALI, É PRONTA PER LA CONSEGNA

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P. Masino, che sostiene il progetto e Lucy che ha assemblato le prime cucine

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