Considerazioni sull’Africa.
Che la nostra terra abbia bisogno di cure è una consapevolezza di molti.
Per ciò che riguarda l’Africa lo è ancora di più. Il bisogno di due miliardi di persone nel mondo di tagliare alberi per cuocere è una necessità altrettanto vera. Così l’evaporazione proveniente da polmoni del Verde fatti sparire, non avviene più; le precipitazioni neppure; le coltivazioni sono sparite. Un esempio: di tutta la foresta del Kenya ne è rimasto solo il 3%.
Tutto ciò può avere conseguenze anche per noi del Nord del mondo?La risposta è senza dubbio si. In diverse persone del Sud c’è sempre più consapevolezza di dover cambiare metodo di utilizzo di beni quali gli alberi. Allora in alcuni luoghi si fa così: vengono piantate delle piantine di NEEM (dal potere medicamentoso e con capacità di creare Humus) e con la vicinanza dell’acqua distribuita col metodo goccia a goccia – per mezzo di una bottiglia con un forellino – si garantisce la crescita. Altrettanto si fa con le piantine di AVOGADO, MANGO, ecc. A questa iniziativa viene affiancato l’uso della cucina solare.
INVERTIRE LA ROTTA E’ POSSIBILE.
Questo vuol dire realizzare un ciclo che si prende cura e che produrrà salute a tutta la terra.
Il sole in cucina – Missione di Zway in Etiopia
La nostra meraviglia non conosce misure davanti alla novità delle cucine solari.
Ottorino Saccon, volontario AVI, è il costruttore di queste favolose parabole in acciaio che catturano l’energia solare e la concentrano nel “punto fuoco” sul quale si appoggiano le pentole per cucinare qualsiasi tipo di cibo: dalla pasta alla pizza, dal dolce alla carne…
Alla missione le usiamo soprattutto per far bollire l’acqua per preparare la faffa, tipica pietanza locale. Non immaginate il risparmio di legna…
Le cucine solari sono, nella nostra area semiarida, la soluzione di molti problemi.
Sfruttando l’energia pulita del sole si risolve anche il problema della deforestazione, una delle cause di siccità e carestie ricorrenti.
La legna è sempre più introvabile e per questo costosa, e non sempre la gente può permettersi di cucinare. Per questo l’alimentazione è spesso malsana o impoverita.
A farne le spese è soprattutto la donna!
Il costo di questa invenzione? Dai 200 ai 300 euro a seconda della dimensione.
Ottorino Saccon, l’ideatore e infaticabile promotore di questo progetto, già sperimentato in Kenya, vuole che la cucina solare possa raggiungere anche i più poveri.Tanti possono scegliere di regalare una cucina solare. Con lui abbiamo preso degli accordi precisi perché venga data in uso gratuito a queste popolazioni a patto che i beneficiari (una famiglia, una comunità o una scuola) piantino 5 alberi, preferibilmente da frutta, e li facciano crescere.
Vorremmo che la cucina solare fosse il nostro regalo di Natale per i nostri lavoratori, il primo anello di una catena per diffonderne l’uso anche nei villaggi.
La lista di chi vorrebbe utilizzarla è già lunghissima.
Crediamo che la cucina solare possa essere un elemento importante nella lotta contro la povertà e contro la deforestazione.
Grazie, grazie mille a tutti i volontari che si sono impegnati assieme a Ottorino.
Sr. Giovanna, Ines, Elisa, Elsa, Nieves, Antonietta della Missione di Zway – Etiopia
DIARIO DI VIAGGIO IN VILLAGGI AFRICANI
INCONTRO ED ATTIVAZIONE SIMULTANEA DI TRE IDEE.
C’è un filo conduttore tra un evento ed altri; ci sono i nodi che permettono di saldarli; nell’insieme si può cogliere il bello che accade.
Il nostro viaggio intreccia persone, situazioni, produce realizzazioni in KENYA ed ETHIOPIA.
Passaggi di conoscenze, cucine solari, alberi…… questi sono gli ingredienti che insieme abbiamo mescolato.
Insieme alla gente è stato possibile, dopo passaggio di conoscenze, costruire i supporti delle cucine solari e procedere all’assemblaggio.
Insieme si sono piantati alberi medicamentosi (neem) e da frutta (avogado, mango).
Il legame di queste idee dà e darà frutti che sono: dI liberazione della donna dalla fatica; opportunità di lavoro; una dieta più degna di questo nome; equilibrio per l’ambiente.
In sintesi, è questo il viaggio che verrà percorso dalla documentazione fotografica e che significa aver piantato il seme della prospettiva.
Avere una prospettiva, una speranza anche se non risolve tutto dà senso alla giornata nella quale avvengono cose importanti.