Sud Sudan 2013

Cari amici piú giovani,

avendo frequentato nel mese di gennaio 2013 il Sud Sudan ho incontrato volti infiniti di soli giovani dai capelli…..bianchi li devi solo immaginare, non ne vedi. Cosí mi viene spontaneo un linguaggio che esprime una visione……se la giovinezza è la caratteristica di chi vive un dato ambiente non rimane che raccontare visioni di futuro.

Il Sud Sudan, indipendente da luglio 2011, con i suoi 9.400.000 abitanti nella situazione di riprendere la vita già fin dai suoi piú elementari presupposti, è solcato dal Nilo Bianco.

É privo di infrastrutture, di mezzi per lavorare la terra, di cibo, che deve giungere dall’Uganda e dal Kenya……mancante di scuole e di chissá quanto altro. Non è però questa stesura che mi affascina…..é ben altro.

Ero lí per concorrere a dare opportunità a donne e bambine di riscattarsi dalla cerca della legna per cuocere e cosí che il clima, con gli alberi lasciati al loro posto, possa “respirare”. In questo concorso di riscatto mi sembrava di riscattare le nostre nonne, mamme che tribolavano pure loro con il fuoco, magari con la legna umida, per cucinare polenta, ancora come il giorno prima.

Me ne stavo ad assemblare concentratori solari, con la bella disponibilità delle suore di Don Bosco Missione di Gumbo appena fuori la capitale Juba, con l’aiuto di Dikson, lavoratore dal Kenya, mentre piú volte alzavo il viso ad ammirare lo snodarsi di alti alberi che vedevo a circa 2 km……..accompagnavano, facevano da padre e da madre, allo scorrere virile del Nilo Bianco che come la virulenza di una giovane vita, procedeva verso mete lontane, Khartoum e poi il mar Rosso.

Questa vista, per piú giorni, dentro a temperature giornaliere toste, mi distraeva, mi felicemente inquietava……tutt’intorno terra arida solcata talvolta da un vento dal procedere monotono, privo di possibilità di gioco, mancano gli alberi coi quali avvinghiarsi, provare la forza….

L’IMMAGINAZIONE allora mi dipingeva davanti, pannelli fotovoltaici ridenti, pompe per l’acqua desiderose di mettere in moto i loro muscoli, invasi accoglienti come braccia aperte di giovani donne che erano lì per donare vita a fecondi orti; ne risultava come un dipinto di colori, bianco dei cavoli, rosso dei pomodori, verde dell’insalata.

Talvolta LA DOMANDA di alcuni giovani: posso lavorare anch’io con te? Voglia di mettersi in gioco, non importa a fare cosa.

SETE di acqua che faccia bene…….questa era la richiesta che ogni mattina tanti lavoratori addetti all’ampliamento delle scuole della Missione facevano poichè vedevano che ogni giorno circa un ettolitro di acqua bolliva sopra i concentratori da 2 metri mentre su quelli da 143 cucinavano i fagioli………concentratori in attesa di essere portati alle famiglie e presso le scuole alla ripresa di marzo dopo le vacanze.

STEFANO, chi é costui? Parla trevigiano, inglese, arabo un pó…….sono contento di essere qui a Juba per un anno come educatore concorrendo a riscattare bambini handicappati da scovare dentro le baracche o le capanne; si me la godo, sono contento di fare questo.

Betty, giovane donna di origini Ugandesi, suora salesiana, che dopo l’università a Nairobi la partita se la gioca da attaccante presso la moltitudine di ragazzi che affollano la scuola della missione…..si gioca le vacanze a recuperare chi ha piú faticato durante l’anno…..certo non si fa mancare il “tocio” serale, e fa piú che bene, che se lo prende su con la polenta debitamente scolpita con le dita; dice che cosí il cibo ha un gusto superiore. Sarebbe da aprire qui da noi un ristorantino dove si mangia solo con le mani…. Magari esiste giá.

AL NORD c’é Wau, la seconda città del SudSudan dove ho incontrato, si la polverosa città ma quel che vale, ho incontrato MARIANNA..a suo tempo se la passava con simil bisturi, cioé con la scherma. Lei é di Conegliano ma come giovane donna per tempo immaginava in lungo ed in piccolissimo. Ora Marianna é comboniana e la partita a scherma se la gioca, ma con strumenti che si é costruita nel paziente tempo dello studio per diventare medico……il dispensario, la corsia dell’ospedale e la sala operatoria sono i luoghi della sua sfida…………. e la costanza dell’allenamento la fanno donna cercata ed apprezzata.

Mentre già in Sudan questi fatti osservavo mi sentivo sempre più legato alla mia Italia, a S. Lucia di Piave…..quante domande, quante considerazioni su casa nostra.

Penso sempre che non abbiamo la forza del Nilo, la costanza del sole, ma tante giovani donne e ragazzi si …….pur in un contesto Italiano ed europeo povero di risorse naturali rispetto ad altri continenti, ma ricchi di CONOSCENZE che aspettano giovani, come Betty, Stefano, Marianna ed altri, che si lancino nella mischia.

La MISCHIA, certo con un pó di casco e di ginocchiere magari bucate……la mischia è sempre la mischia, bello…….”ne ho prese ma ne ho anche date”. E si è pronti a tramutare l’IMMAGINAZIONE in realtá.

Che ne dite?

A voi tutti un caro saluto e che il Nilo lasci il suo limo, Ottorino.

Foto dal Sud Sudan:

1) La potenza della concentrazione dei raggi del sole

2) La salubre acqua da bere, bollita con il concentratore solare

3) Lo spettacolo del Nilo Bianco

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