Venezia, Isola di San Servolo. Dopo tanti progetti in Africa ricevere l’invito per la Biennale di Architettura è stata una gradita sorpresa. In una edizione, la diciottesima, che parla di futuro e di Africa siamo molto contenti di partecipare con l’ultimo forno solare a parabola realizzato. Sarà visibile presso il padiglione del Niger dal 20 maggio al 26 novembre 2023.
Gitana, questo il nome della cucina solare, può essere smontata e rimontata facilmente mantenendo la forma precisa della parabola. Proprio grazie a queste sue caratteristiche, utili a tutti i viaggiatori, abbiamo facilmente raggiunto l’isola di San Servolo in vaporetto per l’allestimento.
L’isola ospita infatti il padiglione del Niger intitolato “Archifusion“, ideato come fusione fra artisti europei e architetture nigerine. Alle pareti le immagini di edifici del paese africano, messe a disposizione dal commissario del ministero, sulle quali trenta artisti hanno inserito delle decorazioni digitali fondendo la loro arte con quella del paese. Ma la fusione continua con gli elementi fondamentali delle costruzioni: i mattoni. Sono in mostra varie tipologie di mattonelle, che hanno fatto la storia dell’edilizia nel mondo. A queste è stata aggiunta una nuova forma trapezoidale con la quale si possono costruire sia muri curvi sia muri dritti: basta ruotare il mattone. Una bella pensata di un architetto locale che ha progettato e poi fatto realizzare ad un fabbro la cassa matrice per produrre i mattoni in terra.
Oltre a dar spazio alla mostra, l’isola di San Servolo, conosciuta per essere stata il manicomio di Venezia, è oggi un giardino con alcuni edifici destinati a Museo del Manicomio e altri utilizzati dall’Università Internazionale e dall’Accademia delle Belle Arti per attività di formazione. Ci si trova sempre a Venezia, ma non sembra, vista l’oasi di pace e di verde.
L’invito a portare una cucina solare al padiglione del Niger è arrivato per vie imprevedibili grazie al curatore Boris Brollo. Una domenica mattina ha notato la cucina solare utilizzata dallo chef Alberto Fol presso la Terrazza Danieli.
Vari gli interventi all’inaugurazione, fra questi: Dr. Ibrahim Souleymane – Commissario del padiglione della Repubblica del Niger; Andrea Tomaello – Vice Sindaco Comune di Venezia; Boris Brollo – Curatore; Riccardo Pes – Violoncellista; Ottorino Saccon – Cucinare con il sole.
Informazioni per la visita Il progetto fa parte dei padiglioni collaterali della biennale architettura ed è visitabile da sabato 20 maggio a sabato 25 novembre 2023. L’ingresso è gratuito, chiaramente dovrete arrivare in vaporetto all’isola.
Sul magazine sala e cucina è uscita l’intervista del giornalista Bruno Damini che ha raccontato la nostra storia. Un’occasione per avere un altro sguardo sulle attività svolte in tutti questi anni: cucine solari a parabola, progetti nelle missioni, scuole alberghiere, ristoratori sensibili come Alberto Fol del Terrazza Danieli di Venezia e Pierchristian Zanotto del Parco Gambrinus di San Polo di Piave. Grazie quindi a Bruno, un buon modo di iniziare la primavera in attesa delle prossime iniziative in serbo per questo 2023… quindi, restate sintonizzati!
Oggi pubblichiamo una delle mail che riceviamo dalle persone che utilizzano la cucina solare e che condividono l’entusiasmo del fare “in un altro modo”. Questa volta oltre alle classiche cotture Fiorenza dalla provincia di Grosseto sperimenta anche la “cottura a forno” per il pane al farro e segale con pasta madre. Grazie a tutti dei vostri messaggi e telefonate.
Buongiorno Signor Saccon,
Spero di farle piacere se le mando un po’ di foto del pane fatto con la cucina solare. Intanto da quando ho questa cucina non passa giorno che non la usi a parte quando piove. Dopo aver cucinato di tutto rimaneva da fare il pane non senza qualche timore visto che all’inizio ho bruciato un po’ di biscotti e torte prima di imparare. Il pane fatto ieri è stato un successo come vede dalle foto. Ho comunque usato due teglie, una grande esterna è una più piccola con il pane interna, e inoltre sotto la teglia interna ho messo una piastra spargifiamma di ghisa per evitare bruciature. Sopra al tutto ho messo una lastra di rame a mo di coperchio . Ho pensato che con tutto questo equipaggiamento non si sarebbe cotto un bel niente e invece dopo un’ora e un quarto ho finalmente sfornato il mio pane. Certo ci sono stata attenta girandolo, cambiando posizione diverse volte. Cucinare con il sole non è come mettere in forno impostare la temperatura e il timer da cottura. Ci vuole dedizione ma si riescono a fare cose sorprendenti. Il pane che vede è di farro e segale fatto con pasta madre e il peso finale è di 2 kg. Oltre al pane cuocio ogni giorno riso integrale in 30 minuti. Infine il mese scorso la mia bolletta del gas era inferiore di 40 euro rispetto a sempre. Non è poco.
Spero che sempre più persone si avvicinino a questo metodo rivoluzionario. Le auguro una buona giornata e alla prossima ricetta! Cordiali saluti, Fiorenza
ps. Infine, sarà che in Toscana il sole è implacabile ma non uso mai pentole nere perché non ce n’è bisogno. Tutte pentole normali di acciaio. Appena metto una pentola sul “fuoco” dopo un po’ di minuti e molto prima del gas comincia già a fare le classiche bollicine di pre-bollitura. Nel nord Italia il sole è più moderato e probabilmente le cose sono un po’ diverse.
Mi viene da ridere perché quando vengono i postini o i corrieri si fermano a guardare questa parabolica con una faccia così strana ma non hanno il coraggio di chiedere che cos’è. La situazione è così comica…
Da cosa nasce cosa dice il detto. E questa volta per far nascere una collaborazione con l’istituto alberghiero Beltrame di Vittorio Veneto, che ha sede a pochi chilometri dal nostro laboratorio, siamo passati per… Venezia.
Infatti, proprio grazie allo chef Alberto Fol del Ristorante Terrazza Danieli di Venezia, dove lo scorso anno abbiamo consegnato una cucina solare, abbiamo incontrato i prof. di cucina Giuseppe, Tullio e Roberta dell’istituto Beltrame di Vittorio Veneto. Un incontro fruttuoso, come lo sono gli incontri con persone aperte al confronto e che hanno valori comuni.
Ecco allora che da tale incontro, una due giorni con gli allievi dell’istituto Beltrame, un modo per mostrare come sia possibile realizzare un piatto solo con la potenza del sole. Dopo una giornata passata presso la scuola alberghiera dal nostro Ottorino, la seconda occasione è stata la manifestazione “la città e il fiore” che ha visto domenica 9 aprile 2022 in piazza del Popolo a Vittorio Veneto lo stand dell’istituto alberghiero. Qui la scuola ha rincontrato la città con la propria offerta formativa e i prodotti cucinati e offerti alla persone. Oltre ai piatti preparati con cura dagli allievi, a destare la curiosità dei passanti hanno contribuito anche le due cucine solari presenti. Su una bolliva il brodo e sull’altra, in più tornate, gli allievi aspiranti cuochi hanno cucinato con il sole un buonissimo orzotto di stagione, un orzotto al silene o “sciopetin” o ancora “riso coe zimoe”. Gli assaggi sono andati a ruba e presto le pentole si sono svuotate facendo apprezzare la bontà della preparazione in una splendida mattina sia per il tempo sia per gli incontri. Ringraziamo ancora la scuola e la dirigente Cavallini per aver creduto nel progetto e buona primavera a tutti!
Direttamente dal periodico “Il Quindicinale” pubblichiamo l’articolo che racconta l’incontro della famiglia Zanoni con la cucina solare.
L’idea è antica. E semplice. E loro ci provano. A cucinare col sole. Economico e naturale MORIAGO DELLA BATTAGLIA. Una struttura metallica che pare un grande specchio a parabola, con delle ruote che ne permettono il movimento e un supporto per vari contenitori. Chi la vede per la prima volta fatica a credere quando gli viene spiegato che si tratta a tutti gli effetti di una cucina. Eppure, per quanto poco conosciuto, questo particolare tipo di forno solare funziona e c’è chi lo utilizza quasi ogni giorno per preparare dei veri e propri manicaretti.
Alvaro Zanoni, di Moriago della Battaglia, ci racconta la storia e il funzionamento dell’apparecchiatura, con tanto di foto che testimoniano i diversi piatti che la madre Martina Bottega, con grande ingegno, è riuscita a cucinare negli anni. “Si tratta di una parabola di fogli di alluminio su una struttura metallica che grazie ad un gioco di specchi e lenti fa sì che i raggi di colpiscano il centro, dove viene posizionato il contenitore”, spiega con entusiasmo Alvaro. E continua: “E’ come se fosse un girasole perché grazie alle ruote è possibile cambiare la posizione ogni venti minuti e orientare la parabola affinché i raggi arrivino sempre perpendicolari”.
Prima di spiegarci perché utilizzare e tenere una cucina solare nel terrazzo di casa non dovrebbe essere considerato così strano, Alvaro, che ci confida di essere appassionato di tecnologia, racconta la storia e il motivo per il quale la cucina è stata inventata: “Ho scoperto il sito di Ottorino Saccon, un signore di Susegana al quale poi ci siamo anche rivolti per l’acquisto. Lui, che nella vita fa tutt’altro, ha avuto l’idea della cucina solare a scopo benefico, per introdurre questo metodo nei paesi del Terzo Mondo, dove talvolta non ci sono gas ed elettricità per scaldare i cibi. Ad esempio, grazie al semplice utilizzo dei raggi del sole, è anche possibile far bollire l’acqua che in determinate zone non è sempre pulita, sterilizzandola e rendendola così potabile”.
Ma l’acquisto della cucina, il cui prezzo si attesta attorno ai 300€, ha cambiato le abitudini e il modo di preparare i pasti (e non solo) anche nella famiglia Zanoni. I proventi delle vendite dell’apparecchiatura sono, inoltre, destinati a progetti di costruzione di cucine solari nei paesi del sud del mondo, realizzati dall’associazione Volontari Insieme. “Abbiamo la fortuna di avere un grande terrazzo dietro casa in una posizione soleggiata – continua Alvaro – La struttura funziona se ben esposta al sole. All’inizio la usavamo solo per scaldare l’acqua per i cibi, ma poi mia mamma, che è molto ingegnosa, ha scoperto anche un metodo per preparare il caffè, i sughi, scaldare la carne e tanti altri piatti. È importante che le pentole siano nere, così assorbono il calore al posto di rifletterlo. Noi le abbiamo verniciate con delle bombolette”. Nonostante per far bollire l’acqua siano necessari cinque minuti in più, Alvaro spiega che le sue aspettative sono state decisamente superate: “Non ne facciamo solo un uso alimentare: scaldiamo l’acqua anche per pulire i pavimenti, i vetri delle finestre e persino per lavare la macchina. In questo modo risparmiamo sui detersivi perché l’acqua è bollente e quindi possiamo usare meno prodotti”.
Il risparmio di cui parla Alvaro, però, riguarda anche altri fronti, in particolare quello economico e quello relativo invece ad una scelta etica. “Praticamente quest’estate non abbiamo quasi mai acceso il gas, risparmiando molto sulla bolletta. Infatti, dopo l’acquisto, abbiamo abbattuto il costo dei 300€ in circa sei mesi. Un altro vantaggio è dato dal fatto che non si scalda inutilmente dentro casa e così non si creano vapori e si abbassa il rischio di formare muffa”, continua Alvaro. L’argomento più forte, però, è senza dubbio quello che riguarda l’attenzione verso l’ambiente e l’utilizzo di un’energia da fonte rinnovabile: i raggi del sole. “La curiosità che ci ha spinto a provare questa apparecchiatura è stata sicuramente alimentata anche dalla nostra sensibilità verso la questione ambientale. Non viene utilizzata energia fossile e questo fa la differenza. Poi l’altro aspetto etico è quello relativo ai progetti nei paesi poveri, dove grazie ai proventi delle vendite viene anche insegnato come costruire la cucina”.
Un metodo, quello di cucinare solo grazie ai raggi del sole, che sembra riportarci nel passato, ad una semplicità alla quale ci stiamo sempre più disabituando, ma al tempo stesso attuale nel suo proposito di sostenibilità. “Mi rendo conto che dalla tecnologia derivino numerosi vantaggi, tutto è fatto per essere veloce e per farci guadagnare sempre più tempo libero. Ma poi spesso sprechiamo questo tempo inutilmente, magari perdendoci dentro lo smartphone – riflette Alvaro – In estate mentre attendo che l’acqua bolla, mi metto lì accanto, magari prendo il sole”. Di fatto i requisiti per possedere una cucina solare sono disporre di uno spazio esposto al sole, magari un bel giardino o un terrazzo, e lasciarsi trasportare dalla curiosità per una tecnica piuttosto originale e dai numerosi vantaggi. “In città è probabilmente più complicato perché gli spazi sono ridotti, ma se penso a Moriago e alle nostre belle zone di campagna credo che siamo fortunati. Inoltre esistono parabole di svariate misure”, aggiunge Alvaro. E conclude: “Ogni volta che vengono ospiti e amici a casa rimangono a bocca aperta. In fin dei conti è una struttura semplice, una serie di ferri saldati insieme. Credo sia un peccato che siano in pochi a conoscerla, dovrebbe essere più utilizzata!”. Sara Saccon
Da qualche tempo ragioniamo su un nuovo manufatto che possa immagazzinare l’energia del sole e ci aiuti nelle faccende quotidiane.
Questa volta si tratta di sfruttare il sole con un pannello fotovoltaico per produrre energia e immagazzinarla in una batteria in modo da renderla disponibile anche quando il sole non c’è. Una struttura utile dove manca la corrente e dotata di ruote, per essere spostata nel punto in cui serve.
Da questi pensieri è nato Homo Bono, una stazione fotovoltaica mobile multifunzionale che permette di:
Ricaricare smartphone e tablet grazie alle porte USB
Illuminare per molte ore una zona non servita da corrente elettrica
Alimentare un televisore, un ventilatore a 12V o una cassa bluetooth
Appoggiare, appendere
Portare tutto ciò dove serve
Si tratta di un progetto semplice, non è certo l’invenzione del secolo, ma man mano che lo sperimentiamo abbiamo visto i benefici del suo utilizzo.
Oltre al laboratorio, la sperimentazione è stata condotta l’estate scorsa al rifugio Bosconero sulle dolomiti dove l’amico Davide si è fatto carico, è proprio il caso di dirlo, di portare una prima versione di Homo Bono presentandolo successivamente al convegno “BioEnergia & Sostenibilità nei Rifugi Alpini delle Dolomiti”.
Vi invitiamo a contattarci per immaginare altri impieghi di Homo Bono. Il progetto è in evoluzione.
Quante volte abbiamo letto e sentito di progetti in Africa che sono naufragati? Una storia illuminante è quella raccontata da Ernesto Sirolli, cooperante che insegnava la coltivazione dei pomodori nello Zambia meridionale.
<< Nello Zambia tutto cresce rigoglioso, avevamo dei pomodori favolosi e dicevamo che l’agricoltura era facile. Quando i nostri pomodori erano belli, rossi e maturi, all’improvviso dal fiume erano usciti duecento ippopotami che se li erano mangiati tutti. Vedendo il nostro stupore, gli zambiani ci avevano detto: “E’ per questo che qui non si coltiva niente”. E noi: “Perché non ce l’avete detto?”. Risposta: “Non ce l’avete chiesto”.>>
L’aneddoto ci ricorda che per fare volontariato serve stare zitti ed ascoltare, osservare con umiltà per cambiare punto di vista ed entrare nella mentalità delle persone con cui si lavora.
Con questo spirito dal 25 aprile al 10 maggio 2018 siamo tornati in Senegal per il progetto delle cucine solari, ma questo è stato solo l’inizio, il motivo per incontrare ed ascoltare le persone da cui è nato qualcosa di nuovo.
Ospiti presso la Caritas di Thies, cittadina 80 Km a est di Dakar, muovevamo verso i villaggi della diocesi dove vivono le famiglie che utilizzano le cucine solari del progetto.
Si tratta di villaggi semplici, case di mattoni e lamiera come tetto, oppure costruzioni di terra con tetti in legno ricoperti da foglie di palma.
Qualche pista di terra rossa per arrivare e poi sabbia e savana intorno da cui emergono qua e la bellissimi baobab. Una zona secca del Senegal, sopratutto ora, prima della stagione delle piogge.
Lo scopo iniziale era rendere 20 cucine solari più stabili e rinforzarne la struttura per proteggere la parabola che concentra i raggi solari e permette la cottura dei cibi. In una regione ventosa come quella di Thies l’azione del vento può causare dei ribaltamenti della cucina solare e ammaccare la parabola. La modifica apportata permette di mantenere l’efficacia della cottura.
Il nostro gruppo era composto da Filomena, l’interprete dalla lingua Wolof all’italiano, Ernest e Martin della Caritas che hanno i contatti con le famiglie, Ottorino e Fiorello.
La visita alle famiglie per “l’aggiornamento” della cucina solare avveniva senza fretta. Seduti all’ombra di un albero abbiamo così potuto chiedere come fosse usata la cucina e approfondire la conoscenza delle persone. Anche pranzare assieme, come nell’usanza senegalese tutti dallo stesso piatto, era un momento per condividere. Chiedevamo quali fossero i sogni, i bisogni, le idee per poter sviluppare una piccola attività, cosa potrebbe funzionare in Senegal, in cosa vorrebbero impegnarsi e ragionavamo assieme rispetto a come realizzare il tutto.
Così ci siamo ritrovati a parlare di allevamenti di maiali e galline, un’attività presente nei sogni di molti abitanti.
La conferma di questa via ci era stata data da Abbé Epifanio, parroco pieno di umanità della parrocchia di Lalan e guida morale della Caritas. Con lui Ottorino aveva preso accordi nell’ultimo viaggio per realizzare un nuovo progetto: la sistemazione di una “costruzione” parrocchiale e l’avvio ad un piccolo allevamento di polli. A distanza di qualche mese abbiamo potuto vedere i frutti dell’accordo: due edifici ristrutturati, quattro persone prima disoccupate che lavorano con dignità, 500 pulcini, l’orto lavorato che inizia a dare dei risultati. I pulcini crescono e il sistema funziona, questo potrebbe essere il propulsore di altri progetti reinvestendo il reddito ottenuto per creare altro lavoro.
Un altro buon esempio di impresa agricola che genera dignità nelle persone l’abbiamo trovano in quella guidata da un giovane: Jean Christophe. In poco tempo ha creato una fattoria moderna con galline ovaiole, maiali, oche “da guardia”, cani di razza, pecore e faraone, piante da frutto selezionate e un orto concimato con gli escrementi degli animali. Un luogo dinamico con vari progetti di ampliamento capace di produrre migliaia di uova al giorno e dove lavorano diversi giovani del villaggio compartecipando agli utili. Un esempio per tutti di cosa si possa fare con volontà e passione. Ma non sono, Jean Christophe è un persona sensibile e di ampie vedute che tiene molto allo sviluppo del Senegal. Riconoscendo l’obiettivo comune ci ha prestato particolare attenzione fra i suoi mille impegni dicendo: “se voi venite da così lontano per aiutare la nostra gente anch’io voglio darvi una mano perché ho ricevuto molto dalla vita e quindi sono a vostra disposizione, tutti vogliamo che i figli di questa terra restino qui“.
Passando da un villaggio all’altro abbiamo raccolto informazioni, idee e sorrisi, visto come erano tenuti gli animali nei cortili, osservato come fossero curate alcune aie, conosciuto persone e constatato insieme al gruppo di lavoro come quello di Mont-Rolland fosse il villaggio più pronto per avviare un nuovo progetto.
Così, unendo i puntini ci siamo impegnati per avviare un piccolo allevamento di maiali con un gruppo di donne della Caritas del piccolo villaggio.
Queste prepareranno la porcilaia e saranno ospitate dall’azienda agricola di Jean Christophe per imparare a gestire i maiali. Il suo allevamento è infatti quello che più ci ha colpito per la pulizia e l’organizzazione. In seguito sempre Jean Christophe offrirà delle scrofe per avviare l’allevamento. La nostra interprete farà dei controlli periodici per riferirci come proseguono le attività fino al prossimo viaggio. Abbé Epifanio sarà la guida morale dell’iniziativa.
Potremmo raccontare di tante altre piccole attività svolte perché sono state giornate molto ricche, ma quello a cui teniamo è stato l’approccio differente nell’essere volontari. Quando siamo partiti non sapevamo sarebbe nato un allevamento di maiali. A partire dall’ascolto, senza forzare, ci siamo posti come dei volontari che hanno la visione di chi fa impresa, facilitando ciò che era già nelle intenzioni delle persone e che può generare la dignità di un lavoro in loco.
Una “formula” nuova che si può riassumere così: “se vuoi fare qualcosa PER qualcuno, fai qualcosa CON qualcuno“.
Cucinare con il sole è su la Tribuna di Treviso di ritorno dall’esperienza in Malawi e Zambia con don Walter Gatti e Diego Sperandio. Leggi qui l’articolo.
Gli amici del Centro Studi e Promozione sociale “Il filo d’Arianna” organizzano un ciclo di incontri sugli orti naturali, l’orto sinergico, l’orto solidale con lezioni introduttive e uscite alla ricerca di erbe spontanee commestibili.
Il titolo del percorso è “Alla caccia del tesoro” per celebrare i frutti di madre terra
che oltre a darci da mangiare indica anche come vivere in relazione.
Giovedì 19 Febbraio 2015 – dalle 20.00 alle 22.00 Perché un orto naturale?
L’agronomo Mauro Flora parlerà di: La fertilità del suolo – Lavorazioni del terreno,
concimi ed ammendanti – Pacciamatura – Concimazione verde – Rotazioni e consociazioni
Presso Sede degli ALPINI di S. Lucia Di Piave
Giovedì 26 Febbraio 2015 – dalle 20.00 alle 22.00 L’orto sinergico e le aiuole a cumulo
L’agrotecnico Mauro Flora parlerà di: il compostaggio domestico – I fiori nell’orto
Presso Sede degli ALPINI di S. Lucia Di Piave
Domenica 8 Marzo 2015 dalle 9.00 alle 11.00 Gita alla scoperta dell’Orto Solidale di Montebelluna
con l’agrotecnico Mauro Flora
Partenza ore 8.00 dal piazzale della Scuola Media di S. Lucia di Piave
Domenica 22 Marzo 2015 Uscita alla ricerca di Erbe Spontanee Commestibili
con l’esperta e guida di EDDA ZORGNO
Ritrovo ore 8.30 presso il piazzale della Scuola media di S. Lucia di Piave
Per informazioni relative alle gite e per adesioni scrivere a ilfilodiariannacs@libero.it
In caso di maltempo l’uscita del 22 marzo slitta alla domenica successiva.
Condividi:
Cucinare con il sole utilizza i cookie perché tu possa avere la migliore esperienza sul sito. Cliccando su "Ok" acconsenti all’uso dei cookie.Ok